I motivi di una collezione di fotografie, vanità dell’immagine? Partecipazione all’esistenza?

Un perché robusto credo di non poterlo offrire. Accrescere l’oceanica mareggiata dei siti che mercé Internet già diffondono le innumeri e di quando in quando pregevolissime opere dei fotografi ritrattisti delle bellezze ineffabili elargite nel mondo, aggiungere agli abissi sconfinati le poche stille delle presenti pagine che in tono minore confidano nella ventura d’una grazia estetica ancorché in lontananza dagli scenari superbi e celebrati; non so dire indubitabilmente che non sia perpetrazione di sperpero, che valga il dispendio delle risorse poste a loro sostentamento. Tuttavia una speranza ispira la condensazione: stemperare nei flutti e nelle correnti sorsi cristallini, che sollevino l’onda d’uno sbuffo sia pure impalpabile, più bella e scintillante. Spartendosi dalla metafora, se attardandosi fra le immagini qui presentate un visitatore di passo potesse alfine percepirsi rimunerato della dilapidazione dello scampolo di tempo occorsogli, per avere in quello indovinato, afferrato e partecipato il temperamento risonante dai luoghi e dai momenti colti, ecco, da quel tralucere d’apprezzamento, per un’operosità scaturente dal vedere guardando, dal guardare avvicinando lentamente e – sarebbe felicissimo coronamento – dal sorgere d’un incanto per l’incommensurabilità e l’irripetibilità dell’universo, sublime quanto tangibile già nel propinquo, nel consueto; ecco dicevamo, subito il bisogno di un perché assolutorio dissolverebbe, oltrepassato. L’immagine, con l’emozione avrebbe scrollata l’anima.
Implicito nella missione affidata loro è che qui essenzialmente si tenderà a dar mostra di fotografie sussurranti, d’immagini che per divenire rappresentazioni comunicative riverberino almeno della vivacità d’un fremito, che contemplino in sé pacatamente assorbite, decantate e purificate, le peculiarità prime ed ineffabili del loro spazio e della loro ora, che degli ambienti e dei momenti stemperati nei vapori della conoscenza taciuta distillino un’ispirazione di nostalgia e d’evocazione; conseguente che le si affidi al saggio in solitudine, che non le si accompagni con suggestive e suggeritrici narrazioni né con didascaliche note tecniche. Se la fotografia possiede forza di “linguaggio” nel nostro presente dimentico degli ammaestramenti della pittura, dell’icona e del simbolo, parli ed argomenti essa stessa.
Perché l’ossimoro? La fotografia si compendia fattivamente in misurate, più e meno rapide registrazioni di luminosità incidente e riflessa, ovvero e secondo il gergo, in scatti, processi conchiusi in lassi temporali valenti d’ordinario sottili sezioni di minuto secondo; può evolvere diversamente per quei fotografi dall’ispirazione nottambula, fra i quali a me pure capita d’accampare sporadico asilo, come per quelli accesi da vocazione paesaggistica, tra i quali assumerei cittadinanza: qui, in povertà di fulgore ovvero in desiderio d’effetto e di qualità, le esposizioni e le riprese indulgono verso un’attitudine a prolungarsi, finché gl’istanti si dilatino, in estremo sino alle ore. Riposa tuttavia altrove l’intendimento soggiacente a “scatto lento” e la ricomposizione della dissonanza riceverà distensivo appianamento non appena la si collimi all’annotazione di come – ottenuti che siano nella sospensione del respiro fra un passo ed il successivo piuttosto che in raggelanti quanto incantate veglie – i miei fotogrammi traggano sovente il loro incipit da remote e ripercorse premeditazioni: nel rimestamento delle esperienze graffite e sedimentate attorno ai luoghi prediletti, nelle speranze e nelle promesse avanzate, talora rispettate e talaltra disattese, dalle stagioni e dalle ore avvicendate nel loro ammantare mondo e umori, nelle elucubrazioni topografiche che privilegino un punto cardinale, un azimut interessante con l’astro lucente affisso all’eclittica, od ancora una fuga evanescente all’orizzonte.

Si sarà senz’altro accusata o si noterà rapidamente una negligenza, l’omissione dei toponimi propri delle località interpretate; non oso domandare approvazione dell’umbratile scelta, spero però che mi si voglia accordare quel minuzzolo di magnanimità che cordialmente si è usi dispensare ai sognatori, che s’aggradi per pur blando lenitivo il sedimento dell’intima evocazione e finanche del rintocco affettivo al fondo dei nomi, che s’accolga quale ultimo calmante del disappunto la confidenza di un timore che pavento per le già spossate fragilità che con stoicismo custodiscono ameni i romitaggi. Mi si lasci la sollecitudine per una delicatezza che come un micelio affiora lungo antiche radici sprofondate in sode zolle, per uno scrupolo che, simile a gorgogliante e suadente, freschissima fusione primaverile, disseti solamente l’udito negandosi alla gola dal segreto inaccessibile di taluni massi. In difetto d’un nomen loci, peraltro a volte opinabile nella cangianza fra le culture delle genti maestre d’ascolto e pazienza che l’hanno foneticamente sbozzato e polito e le altre sopravvenienti superbe di scriverne su mappe dotte di segno e traduzione, ci si orienti con le sostitutive coordinate geografiche espresse con l’approssimazione del minuto d’arco, risulteranno ancora bastevoli, se non meglio puntualizzanti, alla circoscrizione significativa del territorio ed alla sua prefigurazione ambientale.

M’incombe infine una formalità, una dichiarazione fortunatamente breve: di ogni fotografia pubblicata in questo sito sono io l’autore e ne ribadisco pertanto la proprietà ed i diritti correlati in quanto opera intellettuale; espletata la necessaria puntualizzazione mi pungola però urgenza di distensione nell’aggiungere che ogni visitatore che fra le immagini collezionate n’avesse rintracciata una o diverse di proprio interesse e pertanto desiderasse riceverne copia, mi troverà viepiù lusingato ed in ottimo grado disponibile a concordare i modi in cui egli possa usufruirne, l’invito pertanto a contattarmi in piena serenità valendosi dell’indirizzo e-mail riportato in calce o della prevista sezione Contatti.
Tutte le immagini sono state acquisite con fotocamere digitali reflex e privilegiando il ricorso ad un solido sostegno stativo in ogni frangente in cui ciò si sia reso attuabile, tutte sono state registrate alla migliore qualità disponibile nella codifica bruta RAW tutrice del miglior dettaglio e delle migliori gradazioni tonali; sono state quindi elaborate verso il più diffuso e visualizzabile formato TIFF, con archiviazione finale alla qualità di 16 bit/canale RGB e nel più ampio spazio colore ProPhoto, senza perdite d’informazione per compressione. Per la presentazione Web si è proceduto al loro ridimensionamento nel formato compresso e consuetamente gestito dai browser (JPG), nel più angusto spazio colore sRGB. Qualora oggetto di cessione potranno venire rilasciate con riguardo alle possibili destinazioni, ad elevata oppure a diminuita risoluzione.

In ultimo, confidando in tollerante indulgenza per l’essenzialità d’impianto e d’interattività proprie di “Scatto lento”, ammettendolo uno sforzo intrapreso in solitudine e da pseudo analfabeta in programmazione informatica, attribuendogli la primaria finalità d’incentivare la mia crescita nella passione fotografica, avendogli per di più ricusati quei tools preconfezionati di show, invero spesso accattivanti, con l’intenzione di scansare le ingerenze opaline fra contenente e contenuti; ringrazio di cuore ognuno che sia giunto con paziente attenzione fin qui, come ogn’altri che avesse azzardati solamente pochi e persino frettolosi passi fra le assortite pagine di fotografia in escursionismo. Vivissima gratitudine avrò altresì per chiunque, mosso che fosse dall’impulso di un commento come da qualunque curiosità, scegliesse di far sua l’opportunità d’inviarmi un rigo.
A tutti rivolgo l’invito a tornare saltuariamente a questo mio album che nelle carte di progetto non contempla la propria compiutezza, nei disegni v’è infatti che di tanto in tanto vi confluiscano le gocce racimolate percorrendo lenti e tortuosi, filanti e lineari, vecchi e nuovi sentieri; se mai vi s’acquietasse come su un laghetto alpestre in bonaccia un riflesso di bellezza, non fiati tormenta di gelosia.

Mauro Tondelli

autore@scattolento.net

© Scatto Lento 2021

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